I GRANDI MAESTRI DEL BLUES E DEL JAZZ

 

Il Blues ha influenzato molti generi musicali dal jazz al rock and roll ma anche l’hip-hop ed il pop in genere. Il Blues, con il ragtime e lo spiritual, rappresenta le fondamenta di buona parte di ciò che ascoltiamo ancora oggi e di certo nonostante gli oltre cent’anni di vita sa ancora emozionare.

L’origine di questo genere va ricercata nella cultura afroamericana, nei canti degli schiavi che lavoravano nelle piantagioni del sud degli Stati Uniti, vale a dire nell’area della Cotton Belt (la “Cintura del cotone”).

La sua struttura antifonale (di chiamata e risposta) ricorda alla tradizione dell’Africa occidentale, mentre il suo nome si deve all’espressione “to have the blue devils” (cioè: avere i diavoli blu), usata per manifestare tristezza ma anche sofferenza.

Gli storici indicano nel 1901 la nascita del Blues, quando un archeologo del Mississippi illustrò questa forma musicale tramandata dalla comunità afroamericana fin dal 1865, quando con l’abolizione della schiavitù molti cantanti neri iniziarono a girare il paese divulgando questa musica. Negli anni Venti i cantanti blues si avvalevano dell’accompagnamento d’orchestre ed in quel periodo la massima esponente femminile del genere fu Betsie Smith, interprete che ottenne un successo strepitoso grazie anche al fatto che anche le compagnie discografiche iniziarono ad interessarsi al genere.

Va detto che il Blues non è mai stato una forma espressiva chiusa ma viceversa ha dato avvio ad innumerevoli sottogeneri: Acid Blues, Blues Drama, Blues rock, Blues shouter, Classic female blues, Country blues, Early American Blues, Electric blues, Folk blues, Gospel blues, Harmonica Blues, Jazz blues, Jump blues, Piano blues, Soul blues, Slide Guitar Blues, Swamp blues, Talking blues, Boogie-woogie e Blues Revival.

Dagli anni Quaranta agli anni Sessanta nel Blues entra l’elettricità e agli strumenti musicali classici si aggiungono quelli più moderni, emergono quindi personalità del calibro di B.B. King di Memphis o Muddy Waters di Chicago.

Negli anni Sessanta e fino all’Ottanta si evidenziano le differenze tra il Blues “nero” e quello “bianco”, che in una forma o l’altra contamina l’intero panorama musicale grazie anche alla nascita di nuovi sottogeneri, anche se il Blues più classico ad oggi sembra non conoscere il declino.

A partire dagli anni Ottanta l’attenzione per il Blues aumenta e si verifica una sorta di riscoperta dei grandi che hanno fatto la storia di questo genere e che hanno contribuito a diffonderlo: Bessie Smith, Papa Charlie Jackson, Ida Cox, Robert Johnson, Blind Blake, Ma Rainey, Blind Blake, B.B. King, Muddy Waters, Otis Rush, Jimi Hendrix, Ray Charles, Bo Diddley, Aretha Franklin, John Lee Hooker, Matt Murphy e molti altri.

Il Jazz è di certo uno dei figli più illustri del Blues. Nato nei primi anni del Novecento negli USA dalla fusione tra la musica della tradizione afroamericana con quella europea, il Jazz si caratterizza soprattutto per l’improvvisazione, il swing sincopato e la poliritmia, oltre all’impiego delle “blue note” che gli conferiscono il tono malinconico.

Nel corso degli anni si è evoluto in molti sottogeneri: Acid Jazz, Be Bop, Cool jazz, Dixieland, Free Jazz, Fusion, Hard Bop, House jazz, Jazz manouche o Gipsy Jazz, Jazz samba, Jazz sinfonico, Latin Jazz, Main Strema, Modal jazz, New Orleans, Nu jazz, Ragtime, Smooth Jazz, Swing fino a contaminare Funk e Hip hop.

Pur avendo una lunga tradizione orchestrale la tipica formazione jazzistica moderna è composta da una band contenuta, solitamente un quartetto composto da basso o contrabbasso, pianoforte, batteria e da uno strumento solista quale una tromba o un sassofono.

Il Jazz è spesso ritenuto una musica colta poiché a differenza del più primitivo Blues, l’interpretazione jazzistica presuppone la conoscenza della musica classica e probabilmente questo salto di qualità va attribuito a George Gershwin che nella sua immane produzione artistica venne influenzato da grande autori quali, Ravel e Debussy.

Questo coinvolgente genere musicale nasce a New Orleans dove nel 1904 è attivo il musicista Buddy Golden, ritenuto “il padre del Jazz” ma è del 1906 il brano jazzistico che gode per la prima volta di vasta notorietà, “King Porter Stomp” del pianista Jelly Roll Morton.

Dal punto di vista squisitamente storico, si ha notizia del Jazz nel 1913 quanto un giornale pubblicò per la prima volta questa parola. Le formazioni di maggiore successo, agli esordi di questo genere musicale, furono a New Orleans quella diretta dal cornettista Joe “King” Oliver e la Original Dixieland Jass Band (O.D.J.B.), formata solo da musicisti bianchi e, guidata da Nick La Rocca, virtuoso trombettista di origini italiane: i componenti del gruppo sono ricordati ancora oggi come “gli inventori del jazz” poichè nel 1917 registrarono per primi un brano Jazz, il “Livery Stable Blues”.

New Orleans negli anni non sarà più la capitale del genere musicale, cedendo il passo a Chicago che accolse a braccia aperte nuovi talenti quali: King Oliver, Bix Beiderbecke, Frank Trumbauer e Pee Wee Russell.

Il Jazz entra anche nelle sale da ballo e si apre la stagione delle grandi orchestre come quella di Fletcher Henderson, di Paul Whiteman e del giovane Duke Ellington ma non vanno dimenticati gli Hot Five e gli Hot Seven guidati dal già carismatico Louis Armstrong, intanto il genere approda in Europa con la prima tournè del sassofonista Sidney Bechet. Nel 1920, “Crazy Blues” della cantante Mamie Smith è il primo disco a vendere un milione di copie ma con la grande depressione si registra una battuta d’arresto anche se però le orchestre continuano a mietere consensi come nel caso di quella capeggiata da Benny Goodman senza dimenticare: Duke Ellington, Cab Calloway, Woody Herman, Count Basie, Chick Webb (di cui Ella Fitzgerald era la cantante), Artie Shaw e Glenn Miller.

Fino agli anni Quaranta i locali si riempiranno di spettatori davanti a jazzisti quali: Billie Holiday, Art Tatum, Fats Waller, Coleman Hawkins, Lester Young o Count Basie.

Lo stile intanto si evolve con le jam session e nasce il bebop, in cui si cimentano personalità quali il trombettista Dizzy Gillespie ed il sassofonista Charlie Parker.

La sperimentazione non si ferma e il genere si trasforma ed approda ad innumerevoli sottogeneri, in particolare Miles Davis e John Coltrane furono i promotori del jazz modale.

L’evoluzione del Jazz non precluderà però la strada a nessuno dei vecchi stili fedelmente seguiti ancora oggi dai loro estimatori.

 

pubblicato dalla casa editrice Play Press di Roma