La leggenda della fata del Piave

La leggenda vuole che il Piave sia nato dai lunghi capelli della fata Peralba: un racconto che tra le comunità rivierasche del fiume viene narrato fin dall’antichità.

Gli anziani, un tempo detentori della tradizione orale, tramandavano le loro storie nei filò e il racconto della fata ha alimentato la fantasia di molti ragazzini.

La creatura fantastica viveva alle pendici del monte Peralba e il suo amore per questo incantevole ambiente alpino la indusse a desiderare di diventare un tutt’uno con la natura, fu così che dai suoi capelli sgorgò una sorgente d’acqua (il Piave, per l’appunto) e dal suo corpo scaturì una moltitudine di farfalle mentre il candore della sua pelle diede il nome alla montagna: da prima Pietra Bianca e poi Peralba.

Ma questa non è che una delle leggende animate da creature fantastiche, raccontate lungo il Piave tant’è che nella Marca Trevigiana da sempre si narra la storia della “Fata di Vidor”.

Il racconto popolare riferisce di una dolce creatura femminile che viveva sulle Grave di Vidor, tra i sassi bagnati dal Piave, ed ascoltava divertita le voci di uomini e donne che gridavano al passo barca: “Sior de Vidòr, Sior de Vidòr, tote ‘a barca e vième tor!”.

I viaggiatori che volevano approdare a Vidor, solitamente si recavano Candiuvol un piccolo colmello nell’alveo del fiume, costruito su sabbia e sassi in balia degli eventi che proprio per la sua imprudente ubicazione era stato più volte spazzato via dall’irruenza delle acque, per poi essere riedificato nel medesimo luogo, il più stretto dell’alveo e quindi agevole per passare il Piave.

La dolce fata aveva assistito impotente a troppi eventi drammatici e si era ripromessa di porre fine a questi fatti terribili: non voleva più assistere a morte e distruzione.

Un fresco mattino di primavera la creatura del fiume sentì un boato che aveva già avuto modo di ascoltare in passato e che le riportò immediatamente alla memoria tanta tristezza, senza esitare quindi, scese da Valdobbiadene dove amava gironzolare senza meta per colline e campagne e balzò magicamente sulla cresta di una gigantesca onda d’acqua che da Pederobba sta scendendo verso Candiuvol. In un istante tutto ebbe fine, non una goccia ebbe il tempo di posarsi sul suolo del colmello, la fata batté le mani pronunciando misteriose parole che trasformarono la spaventosa onda in ghiaccio. Il borgo era salvo!

La fata di Vidor aveva compiuto un prodigio imbrigliando nel gelo l’irruenza del fiume e graziando per quell’anno la gente del Piave.

 

(pubblicato dal periodico “Insieme con fiducia” edito dalla Banca della Marca – aprile 2017)

ILLUSTRAZIONE di Ingrid Feltrin Jefwa