La fontana del Buoro

La fontana del Buoro
di Ingrid Feltrin

L’acqua oltre a racchiudere in se la preziosità di un elemento indispensabile alla vita, esercita anche un fascino ancestrale. La Fontana del Buoro, una oramai esigua sorgente a Ciano del Montello, ubicata in un luogo davvero suggestivo, un anfratto roccioso del Montello che sia affaccia sul torrente Nasson a pochi metri dalla sua confluenza con il Piave, è ritenuta fin dall’antichità una fonte “magica”. Leggende e miti hanno caratterizzato quest’angolo di territorio come nessun altro nell’area Montelliana, non solo per la presenza di questa polla d’acqua sorgiva ma anche perché le pareti rocciose alle sue spalle ospitano diverse cavità carsiche. La concomitanza di grotte e acqua ne fanno quindi un luogo unico, ricordato anche dallo scrittore Gian Domenico Mazzocato nel suo romanzo “Il bosco veneziano”.
Doveroso è però riconoscere che le pagine più belle scritte su questa sorgente incantata, sono da attribuire al prof. Antonio Paolillo, Direttore del Museo di Storia Naturale di Crocetta del Montello, che in una approfondita ricerca sul territorio Montelliano ha saputo ricostruire, trascorsi e racconti legati al Buoro di Ciano. “Il nome di questa cavità ipogea ci riporta all’epoca romana quando Ciane, la ninfa del Buoro di Ciano, viene considerata una fata delle grotte montelliane – scrive il prof. Paolillo, nella sua ineccepibile ricerca – Questo personaggio leggendario è identificabile in quella ninfa delle fonti, che nella mitologia classica cercò di impedire al dio degli inferi Plutone il ratto di Proserpina, e questo per vendicarsi la trasformò in fonte. Le origini di questa leggenda, legata al mondo classico potrebbero trovare conferma nei ritrovamenti di vestigia romane nel terrazzamento alluvionale immediatamente sovrastante. Sempre in relazione ai culti della terra e della fertilità nel Medioevo il luogo  viene dedicato a San Mamerto protettore e patrono dei raccolti, nonché ecclesiastico francese del V secolo. Nominato arcivescovo di Vienna, egli fu molto probabilmente il primo a far uso delle rogazioni riprendendo le vecchie abitudini pagane che esaltavano le processioni del popolo salmodiante. Anche per la grotta del Buoro e per la chiesetta sovrastante dedicata a San Mamerto si é continuato ed in qualche modo si continua tutt’oggi quella forma spontanea di sincretismo religioso che si è generata in una mirata convivenza dell’antico culto pagano con il cristianesimo; anche qui come in molte parti del mondo in concomitanza con le sovrapposizioni religiose, vediamo come a livello popolare si cambiano le immagini e il significato ma non i valori e la significante che queste rappresentano. Ed è su questa tendenza che le attuali credenze locali oggi vorrebbero sostituire la Madonna al mito della vecchia ninfa, che ancora vive nella tradizione popolare”.
La gente della zona ha attribuito proprietà miracolose all’acqua del Buoro, legate alla leggenda dell’apparizione di una figura femminile, per alcuni una ninfa per altri la Madonna, che persuase tre individui dal loro intento di danneggiare la sorgente. L’intervento della misteriosa fanciulla, racconta il mito cianese, tramutò magicamente l’acqua da torbida in cristallina ma soprattutto diede le sembianze di animali ai tre manigoldi, forse dei lupi come raffigurato nell’antico “capitel dei lovi”, eretto poco lontano e di cui purtroppo non rimangono che delle rovine. Pare probabile che la figura femminile legata alla sorgente abbia potuto ispirare anche la credenza secondo cui le puerpere che bevono l’acqua ne ricevano il beneficio di aver sempre latte abbondante per i loro pargoli. Fino agli anni Settanta le proprietà della fonte hanno scaturito dei veri e propri pellegrinaggi da parte di persone provenienti anche dalle province vicine, che giungevano a Ciano del Montello muniti di bottiglie e damigiane per attingerne l’acqua miracolosa, pratica cessata intorno ai primi anni Ottanta quanto la polla è andata progressivamente esaurendosi, divenendo in periodi di magra, una esigua pozza.
La presenza umana nella zona è testimoniata da ritrovamenti preistorici significativi, nei campi attorno alla chiesa di Santa Mama, edificata sul terrazzo roccioso che sovrasta la sorgente. “I materiali sono stati raccolti tutti in superficie dopo le arature autunnali e primaverili , si tratta di una discreta quantità di prodotti della scheggiatura, tra i quali prevalgono nettamente alcune forme laminari, oltre a queste sono stati trovati anche dieci nuclei e sessantatre strumenti, oggi esposti al Museo di Storia Naturale di Crocetta del Montello – spiega il prof. Paolillo – Escluso un manufatto, tutti gli altri sono attribuibili ad un insieme omogeneo, della fase recente del Mesolitico Castelnoviano, tutto ciò testimonia una presenza umana tra gli otto e i dieci mila anni orsono”.
Il fascino che esercita il Buoro di Ciano del Montello si perde quindi nella notte dei tempi e nonostante l’acqua non zampilli più copiosa come un tempo, permane immutato il suo alone di magia.

 

(articolo per il periodico “Insieme con fiducia” edito dalla Banca della Marca)