Perché i politici non si fanno più intervistare?

Quando, oramai trent’anni fa, ho cominciato a lavorare come giornalista, trovavo edificante poter chieder conto a politici ed amministratori pubblici del loro operato. Dei miei trascorsi giornalistici ho un ricordo indelebile di un imbarazzato ministro Altero Matteoli (dicastero dell’Ambiente dal 2001/2006) che non seppe darmi una risposta sulle trattative tra Stato ed Enel in merito alle concessioni per le grandi centrali idroelettriche, affermando: “Non conosco l’argomento”. Va precisato che da questi accordi dipendevano e dipendono ancora oggi aspetti cruciali come la manutenzione delle dighe: circostanza tutt’altro che irrilevante nella nostra terra dove la tragedia del Vajont è costata oltre 2mila vite umane!

 

Buona parte delle dighe in Italia hanno ridotto di oltre la metà la portata idrica perché nessuno si vuol prendere l’onere di “pulirle” da ghiaia e detriti, troppo costoso! Tra l’altro entro quest’anno scadranno molte di queste concessioni ma pare chiaro che non sarà facile trovare un Ministro che ci spieghi perché lo Stato, pur dalla sua posizione di forza, non pretenda nei disciplinari di concessione idroelettrica la manutenzione degli invasi. Forse perché nel nostro Paese, ogni volta che qualcuno viene eletto, mette i suoi uomini nei Consigli di amministrazioni delle varie partecipate, lo ha fatto anche la Meloni. Certo, qualcuno obbietterà che l’Enel è oramai privata ma lo Stato italiano, tramite il Ministero dell’economia e delle finanze, ne rimane comunque il principale azionista, con il 23,6% del capitale sociale. Quindi chi mai sparerebbe sui suoi uomini, pur di fare gli interessi degli italiani, anche se sono in ballo non solo la sicurezza idrogeologica (quindi la pubblica incolumità) ma pure ingenti risorse economiche?

 

In realtà, per come vanno le cose oggigiorno forse il problema non è solo che i Ministri non sanno rispondere ma anche quei giornalisti che non fanno domande pertinenti. Certo qualche format televisivo di rango, o penna sagace c’è ancora ma siamo al punto che si idealizzano queste figure dell’informazione quasi come fossero degli “eroi”. Onestamente, credo sia sbagliato! Dato che la mia passione giornalistica mi è costata anche svariate minacce, pure a mano armata, credo di essere nella posizione di potermi permettere di dire che i giornalisti che fanno domande scomode fanno semplicemente il loro mestiere e non sono degli eroi, semmai vanno biasimati quelli che le domande non le fanno o le addomesticano! Purtroppo, nel nostro paese da tempo è in atto un cortocircuito nell’informazione che ha portato progressivamente ad un giornalismo particolarmente accondiscendente…

 

Non intendo avventurarmi nella tematica perché credo che ciascuno debba rispondere personalmente delle sue azioni e nello specifico di quanto scrive o afferma! Inoltre, accantonando tendenze o pratiche diffuse, non amo molto le generalizzazioni tanto meno le gogne o le pubbliche assoluzioni riservate a intere categorie professionali.

Credo invece che sia molto più accattivante notare un nuova linea di condotta da parte di chi amministra la cosa pubblica, il dribbling dei media. Lo abbiamo visto anche ai livelli istituzionali più alti, quando il premier Meloni, passeggiando con sicurezza tra i corridoi di Palazzo Chigi, ha illustrato le decisioni di Governo alla nazione il 1° maggio. Un video che aveva più i sapore di uno spot elettorale o di propaganda personale che una qualche utilità informativa, vista la totale assenza di un confronto con i media. Giornalisti assenti, nessuna domanda e di conseguenza nessuna spiegazione o chiarimento: un’unica versione dei fatti, insindacabile! Nemmeno il Covid era riuscito a fare tanto.

 

Ma credo che gli italiani, oramai anestetizzati dai programmi televisivi di infima qualità e da becere propagande online, siano contenti lo stesso. Chissà forse qualcuno ha pensato anche che fosse la nuova puntata di una soap opera: come la mia amatissima nonna che quasi centenaria non distingueva più tra la pubblicità e i film pensando che tutto ciò che guardava in televisione appartenesse ad un’unica narrazione. Perché come affermava qualche politico che non c’è più, quando ci si rivolge all’elettorato bisogna sempre fare un calcolo: se solo il 10% della popolazione è intelligente e ha spirito critico, si deve parlare rivolgendosi al restante 90%. Ovviamente se qualcuno rientra nel famigerato 90% difficilmente avrà le capacità per accorgersene e così la ruota continuerà a girare portando il carrozzone oramai malconcio di questo paese, sempre più alla deriva…

Beh, oggi c’è il sole, è una bella giornata, forse è meglio fare una passeggiata e pensare ad altro.