Le Torri di Credazzo

L’elegante profilo delle Torri di Credazzo caratterizza da secoli l’abitato di Col San Martino, la ridente frazione di Farra di Soligo. Le tre costruzioni difensive, unite tra loro da una cinta muraria, risalgono probabilmente a prima dell’anno Mille: non ci sono notizie certe sulle loro origini ma pare plausibile la datazione tra il IX e il X secolo. Forse a motivarne l’edificazione furono le temute invasioni degli Ungari, verosimilmente ad opera dei Collalto che nel 980 rafforzarono le loro opere difensive sul territorio, con il sostegno di Ottone II. La posizione strategica delle Torri di Credazzo fa presupporre che già anticamente vi sorgesse un edificio di natura militare e non è certo azzardato supporne un’origine in epoca romana, vista la vicinanza con l’antica via Claudia Augusta Altinate. Quanto alla località e al suo singolare toponimo, va detto che il nome Credazzo trova origine da “creda” ossia creta, riferendosi alla terra argillosa che caratterizza la zona. L’appellativo viene citato per la prima volta nel 1233 in un documento in cui si apprende che il complesso di edifici difensivi è un feudo consolidato, con una Curia vera e propria (un paesello che di fatto era poco più di un borgo di casupole), vale a dire “Villa Credacii”. Il castello, all’epoca sotto l’egida dei Caminesi era già costituito da tre torri unite tra loro da una cinta muraria sulla quale le guardie armate sorvegliavano maniero e territorio. All’interno erano costruite abitazioni in legno, ad uso di servitori e soldati e poco lontano sorgeva già la chiesa di San Lorenzo. Dal 1233 eventi e fatti che si verificano nel castello vengono registrati con puntualità, tant’è che si apprende che nel 1243 vi nasce Credazzo Guecellone VI da Camino, figlio di Tolberto II dei Caminesi, che morì ancora in giovane età nel 1272 a Treviso. Il figlio di Guecellone, Tolberto II, sposò Gaia, figlia del «buon Gherardo», citato da Dante nel XVI canto del Purgatorio ed alla prematura scomparsa della consorte, prese in moglie Samaritana Malatesta da Rimini che gli diede i figli Beatrice e Biaquino. La figlia Chiara, avuta della prima consorte, sposò Rambaldo VIII di Collalto (alla morte della prima moglie Costanza Guidotti) che nel 1321 acquistò il castello di Credazzo dopo che venne messo all’asta dai tutori di Biaquino, in seguito alla morte di Tolberto. I documenti raccontano che vennero pagate lire 13.560 dei piccoli, con le quali si estinsero i debiti che il fratellastro aveva con Chiara, per questioni di eredità, consentendo ai Collalto di sottrarre il feudo ai Caminesi. Il nuovo proprietario governò su queste terre fino alla sua morte nel 1324 e il castello prosperò fino al 1413 anno della sua distruzione ad opera dell’avventuriero fiorentino Pippo Spano (Pippo degli Scolari), su mandato dell’imperatore Sigismondo re d’Ungheria al quale si rivolsero Marsilio da Carrara e Brunoro della Scala, chiedendo una spedizione contro Venezia. I Collalto decisero di non riedificare il maniero, lasciando ciò che ne rimaneva in rovina. Le antiche vestigia del castello nel tempo ispirarono diversi letterati tra i quali il solighese Quirico Viviani, autore di una leggenda pastorale ambientata tra le mura di Credazzo, in cui si legge: “Agnesina, pastorella del luogo, viene rapita all’amato Giacinto da Guecellone, signore di Credazzo. Giacinto, disperato, si reca di notte sotto le mura della torre in cui Agnesina è tenuta prigioniera. L’amata lo scorge e gli si getta dall’alto tra le braccia. I due rotolano abbracciati lungo la china scoscesa: divisi dalla vita si ritrovano uniti nella morte di cui l’amore è più forte”. Le rovine rimasero tali per seicento anni fino al XX secolo, quando negli anni Quaranta vennero acquistate da Mario Biscaro di via Credazzo che poi le cedette all’architetto trevigiano Giovanni Barbin, al quale va il merito di aver restaurato il maniero, ricostruendo negli anni ’70 quanto era stato distrutto. Nel 1983 lo scrittore Nilo Faldon (Pieve di Soligo 1921 – Conegliano 2016) pubblica “Le Torri di Credazzo a Farra di Soligo nel Trevigiano” in cui ricostruisce le vicende storiche del maniero mentre nel 1988 il Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche edita gli atti del convegno “Il Dominio dei Caminesi tra Piave e Livenza” tenutosi a Vittorio Veneto nel novembre 1985, in cui si legge: “… Nella complessa e singolare pianta della fortificazione di Credazzo spicca ad evidenza una torre della cortina che si protende a sprone verso la pianura; in essa il paramento murario è costituito con tecnica mista da una tessitura irregolare di pietre tufacee e da blocchi squadrati di arenaria che marcano elegantemente gli spigoli e le fenditure delle lunghissime saettiere. Ad esaltare il raffinato effetto cromatico delle murature del fortilizio si aggiungeva la fitta trama delle fugature in malta rosata sulle quali era ridisegnato col grassello di calce, a pennello, un reticolo simulante una orditura più regolarizzata delle pietre. Le fugature di malta profilate con il colore costituiscono una tipica scelta estetica nella consuetudine costruttiva medievale …”. Recentemente le Torri di Credazzo sono state acquistate da un imprenditore di Cordignano: evento seguito con grande attenzione dalla gente del posto che auspica da sempre una maggiore valorizzazione e fruizione di questo luogo simbolo dell’intero territorio.

Ingrid Feltrin Jefwa

(pubblicato dal periodico “Insieme con fiducia” edito dalla Banca della Marca – maggio 2017)