Tutto è iniziato con Slavc e Giulietta: la prima coppia di lupi insediatasi in Veneto 5 anni fa

In Cansiglio si è insediata una coppia di lupi. Una notizia che suscita sentimenti contrastanti nella comunità, se da un lato c’è chi esulta per questa inedita presenza faunistica dall’altro c’è chi si sente minacciato, memore di racconti infantili tutt’altro che rassicuranti. Ogni posizione è legittima ma al contempo è opportuno essere adeguatamente informati per poter farsi un’opinione. Al fine di conoscere meglio quest’argomento abbiamo interpellato Francesco Mezzavilla, di certo uno dei faunisti più noti e preparati del Veneto, già presidente della prestigiosa Associazione Faunisti Veneti (As.Fa.Ve.) che ci ha illustrato la situazione. Mezzavilla, infatti, è tra i faunisti impegnati nel progetto Wildlife Camera Project insieme ai volontari dell’Associazione naturalistica Lorenzoni di Vittorio Veneto che da qualche tempo stanno monitorando questa presenza, per raccogliere dati scientifici utili ad approfondire la materia. Studi assolutamente indispensabili a fonte di una presenza che non si registrava da oltre 100 anni nella nostra regione, come spiega Francesco Mezzavilla: “Quando il lupo è arrivato in Veneto eravamo impreparati, così negli ultimi 5 anni abbiamo tutti dovuto studiare e documentarci. Il primo lupo è arrivato 5 anni fa per effetto della naturale espansione di questa specie risalendo gli Appennini, quindi da li si è diffuso in Piemonte e in Francia per poi attraversare la Lombardia e giungere in Veneto. Sui Monti Lessini nel 2015 una lupa italiana si è incontrata con un esemplare maschio proveniente dalla Slovenia, e pur se geneticamente diversi hanno fatto coppia. Sappiamo di quest’incontro perché gli sloveni sono più bravi di noi e fanno una puntuale campagna di monitoraggio, con radiocollare satellitare, così si sono potuti ricostruire gli spostamenti del maschio Slavc (questo è il nome che gli è stato dato). Abbiamo quindi appreso che questo lupo dall’Istria è andato in Austria nella regione della Carinzia, per poi entrare in Italia, e dopo aver attraversato il Bellunese è giunto nel Vicentino e quindi a Verona dove è rimasto circa un mese alle porte della città, invisibile a tutti (tipica caratteristica comportamentale del lupo) risalendo quindi in Lessinia dove la trovato la sua Giulietta”. Un racconto appassionante quello del faunista Francesco Mezzavilla che sfata la fantasiosa ipotesi di chi sostiene che i lupi siano stati introdotti dall’uomo, e che al contempo ci da la misura della complessità delle ricerche condotte. Slavc e Giulietta hanno quindi dato alla luce i primi cuccioli: solitamente la femmina partorisce 4 o 5 piccoli ma la mortalità è del 50%. Un aspetto scientificamente rilevante è il fatto che l’incrocio tra i due esemplari di due diverse sottospecie (il lupo italico e quello sloveno) hanno dato vita ad una comunità ibrida, con un incidenza dell’80% di lupo italico e al 20% sloveno. Le due sottospecie hanno anche caratteristiche fisiche distinte: il lupo italico infatti ha una lunga macchia scusa sulle zampe anteriori che lo contraddistingue dagli esemplari sloveni generalmente dall’aspetto un po’ più robusto. Degno di nota anche il fatto che non vi sono testimonianze storiche dell’incrocio tra le due sottospecie, si tratta quindi di un fenomeno inedito e scientificamente molto rilevante anche perché i nuovi esemplari ibridi stanno prendendo piede in Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia, pertanto sembrano avere un patrimonio genetico degno di nota. Ma torniamo al viaggio di questi affascinanti mammiferi: “Nel 2015 i lupi arrivano in provincia di Treviso e Belluno – spiega Francesco Mezzavilla –, si hanno le prime segnalazioni in Pedemontana e vengono rilevate tracce della presenza di un esemplare erratico anche sul Piave a Maserada. Grazie al progetto LIFE WOLFALPS, cofinanziato dall’Unione Europea, ha quindi inizio il primo monitoraggio scientifico di questa presenza, con la raccolta di materiale biologico (pelo efatte vale a dire escrementi) che poi viene spedito in America (per ragioni di convenienza economica), per gli esami genetici, pertanto negli Stati Uniti c’è lo screening genetico dei nostri lupi. Solitamente i figli portano soprattutto il genoma materno, inoltre, va detto che fino a 2 anni fa i lupi insediati in provincia di Treviso erano pari a zero. Gli esemplari riscontrati dalle tracce biologiche erano tutti individui erratici, vale a dire giovani non appartenenti a un branco che si spostano alla ricerca di cibo (in una notta un lupo percorre anche 30 chilometri). Individui vulnerabili che spesso restano vittime del traffico come verificatosi di recente dato che in provincia di Treviso si sono già registrati tre investimenti fatali per il lupo”. Attualmente i pack, vale a dire i gruppi familiari, di cui si hanno notizie certe sono tutti al confine della provincia di Treviso: sul Massiccio del Grappa, nel Bellunese sul Visentin, sul Cansiglio tra Belluno e Pordenone (si tratta della coppia di cui abbiamo dato notizia in premessa) e sul Cesen. Il lupo che conta 150 esemplari in tutto il Nordest si sta quindi espandendo in aree prevalentemente montane e boschive ma inevitabilmente qualche esemplare scende anche in pianura anche se di fatto la sua presenza è sempre invisibile. Il lupo è un animale molto intelligente e schivo che si muove di notte, anche percorrendo grandi distanze, teme l’uomo e si ciba prevalentemente di ungulati, cervi daini e cinghiali. “Abbiamo riscontato, che anche se si avvicina alle malghe – precisa Mezzavilla -, (ricordiamo che in Cansiglio mucche e pecore sono lasciate all’aperto anche di notte) non ha mai predato il bestiame pur avendone l’opportunità perché in questo territorio c’è una notevole presenza di cervi, che sono alla base della sua alimentazione avendo affinato la sua tecnica di caccia, con queste prede. Possiamo dispiacerci per i cervi ma è giusto dire che il lupo ha una funzione regolatrice, infatti, in Cansiglio sta attuando una selezione del cervo cacciando gli individui più vulnerabili e giovani: fatto non da poco dato che i cervi in questa zona sono destrutturati, vale a dire che si registra una presenza eccessiva di giovani maschi a scapito della popolazione adulta”.

 

Cappuccetto Rosso è solo una favola. Il rapporto tra uomo e lupo

Il timore atavico del lupo altro non è che il retaggio dell’antagonismo alimentare, poiché storicamente uomini e lupi erano concorrenti nella caccia, predando gli stessi animali. Indiscutibilmente si tratta di un animale selvatico, di un carnivoro ma va detto che l’ultima volta che un lupo ha attaccato una persona in Italia, con estio mortale, risale a quasi 200 anni fa, viceversa, secondo i dati del Ministero della Salute ogni anno ci sono quasi 70mila persone morse da cani e di queste una decina con esito mortale. A riprova della reale improbabilità che un lupo possa avvicinarsi alle persone per attaccarle basta ascoltare la sorprendente confessione del faunista Francesco Mezzavilla che con un bricolo di rammarico ammette: “In 5 anni di ricerche sul campo non sono riuscito ad avvistare nemmeno un lupo, certo, ho raccolto il materiale biologico, ho trovato le sue impronte sulla neve e qualche volta il resto del suo pasto ma avvistarlo è casa rarissima, tant’è che nel nostro gruppo di ricerca solo uno è riuscito a vedere un lupo. Spesso, infatti, chi crede di vederlo è più probabile abbia visto dei cani randagi ma ci sono stati anche segnalazioni di lupi che una volta controllate le importene sul terreno sono risultati essere dei cinghiali. Basta un rumore o anche l’odore umano, per metterlo in allerta e anche le nostre foto trappole non hanno immortalato molte immagini. Anni fa ebbi modo d’incontrare, durante le sue ricerche in un paesino degli Appennini, il professor Luigi Boitani, massimo esperto di lupi in Europa e mi raccontò che alcuni esemplari di notte entravano nel paese, rovistavano nella spazzatura, alimentandosi in prevalenza di avanzi di pastasciutta: fatto che non turbava minimamente la popolazione locale che aveva imparato a non temere quest’animale”. Il lupo va ribadito è un animale intelligente che si muove con cautela ed ha udito e olfatto molto sviluppato che gli permettono di stare alla larga dall’uomo di cui ha imparato ad avere paura, a fronte di una caccia spietata che, anche nel nostro paese, lo aveva quasi estinto. Spesso, infatti, aggressioni a bestiame o animali domestici sono molto più facilmente imputabili a branchi di cani randagi inselvatichiti, o anche a cani che nottetempo sfuggono al controllo dei loro proprietari facendo scorribande nei boschi: “Il lupo cecoslovacco è un cane bellissimo ma spesso viene scambiato con un lupo ed essendo poco domestico sovente scappa – spiega Mezzavilla -, e caccia fauna selvatica e bestiame. Ma va detto poi che le aggressioni hanno caratteristiche diverse. Il lupo quando cattura una preda l’addenta al collo e la finisce rapidamente mentre i cani, anche se inselvatichiti, hanno perso questa consuetudine e danno morsi ovunque, inoltre, se sono in branco straziano la preda che muore tra indicibili sofferenze. Il lupo mangia la preda nel tempo, con pause anche di 6/7 ore, pertanto gli dura diversi giorni mentre un branco di cani divora tutto in breve tempo. Anche le tracce sulla neve sono diverse perché i lupi si muovono mettendo le zampe posteriori sulle impronte lasciate da quelle anteriori per muoversi più agevolmente, il cane invece no”. La diffidenza del lupo nei confronti dell’uomo alimenta anche il fenomeno del surplus killing, vale a dire della predazione in eccesso che si verifica quando il lupo viene “disturbato” dopo aver catturato la preda che è costretto ad abbandonare ad altri carnivori: affamato deve riprendere la caccia perché privato del suo pasto. Fermo restando che ad oggi non si registrano attacchi al bestiame data l’abbondanza di fauna selvatica a disposizione, va comunque detto che la Regione, per legge, è tenuta a risarcire il danno qualora si comprovasse che la morte di un capo di bestiame sia dovuta ad un attacco del lupo che va ricordato è specie protetta dal 1971, in Italia. L’uccisione di un lupo viene punita con l’arresto o pesanti ammende ed a livello comunitario oltre alla Convenzione di Berna, anche la Direttiva comunitaria Habitat 43 del 1992 prevede la protezione del lupo e del suo habitat e le istituzioni sono tenute a far rispettare la legislazione europea e italiana attualmente in vigore.

 

Il progetto Wildlife Camera Project

La coppia di lupi del Cansiglio è oggetto di studio grazie al progetto Wildlife Camera Project messo in atto dall’associazione “Amici del giardino botanico Giangio Lorenzoni” in collaborazione con esperti del calibro di Francesco Mezzavilla. Si tratta di un monitoraggio del lupo e di altri animali selvatici ripresi con foto trappole, al fine di divulgare aggiornamenti chiari e tempestivi, con un approccio scientifico ed oggettivo sulla realtà del Cansiglio. “Oggi il Cansiglio ospita una coppia neoformata di lupi, che pur essendo estremamente elusiva ha già suscitato scompiglio tra la stampa e l’opinione pubblica – spiega il gruppo -. Con lo scioglimento dell’ultima neve e quindi l’impossibilità di studiare i loro spostamenti seguendo le loro tracce, il nostro gruppo intende raccogliere il maggior numero di dati riguardanti questa delicata ed interessante fase di sviluppo (la possibile riproduzione e formazione di un branco), principalmente tramite le foto trappole”. Il gruppo ha ricevuto numerose donazioni per l’acquisto di una ventina di foto trappole ma è anche impegnato ad organizzare serate divulgative riguardanti il Cansiglio e le specie studiate. “L’associazione Naturalistica G. Lorenzoni di Vittorio Veneto – si legge in una nota esplicativa -, prende il nome dal professor Giovanni Giorgio Lorenzoni, Giangio per gli amici, docente di botanica sistematica, fitogeografia ed ecologia vegetale presso l’Università di Padova, uno dei botanici più importanti a livello nazionale che, dopo la tesi di laurea sulla flora del Friuli, nel 1972 ebbe l’intuito di proporre all’allora Corpo Forestale dello Stato, la creazione di un Giardino Botanico Alpino in Pian Cansiglio, nelle vicinanze del Museo di storia naturale Zanardo. Nel corso degli anni il Giardino è stato continuamente ampliato ed arricchito tanto da essere considerato ad oggi, uno dei più belli dell’intero arco alpino. Grazie all’attività dei suoi soci, l’Associazione persegue finalità di tutela ambientale con particolare riferimento alla flora dell’Alpago-Cansiglio-Cavallo, di promozione della conoscenza scientifica e salvaguardia della biodiversità, di ideazione e di offerta didattica di varie attività di animazione, tra cui visite guidate ed escursioni in ambiente a tema botanico, ma anche interventi culturali a più ampio respiro”.

 

pubblicato nel giugno 2019 da IL QUINDICINALE