Doveva essere un secondo lavoro ma è diventato un impero del divertimento

A Nervesa della Battaglia, immerso tra i boschi del Montello, c’è un parco giochi speciale: quello dell’osteria “Ai Pioppi” che quest’anno compie ben 50 anni. Era infatti il 15 giugno 1969 quando Bruno Ferrin con la moglie Marisa Zaghis costruì la prima giostra, e da allora non si è più fermato. Ora il parco ne conta ben 40 tutte azionate unicamente dal movimento e dalla forza di chi le utilizza, delle attrazioni green quindi! Il 50esimo compleanno è stato festeggiato all’interno del parco lo scorso 15 giugno, con lo staff, le autorità ed i componenti della famiglia: in quest’occasione è stato consegnato un attestato a Bruno Ferrin quale riconoscimento della sua instancabile creatività. “Voglio essere ricordato per aver regalato almeno un’ora di divertimento a tutti, grandi e piccoli”. Queste le parole di Bruno Ferrin ed il motivo che lo ha portato in 50 anni ad ideare e costruire a mano tutte le sue attrazioni, dalla prima altalena fino al pendolo, l’ultimo grande progetto che permette di scendere fino a 100km/h. Attrazioni che popolano un parco divertimenti ad elettricità zero che si affiancano all’osteria e che ogni anno attirano oltre 30 mila persone provenienti da ogni parte del mondo. Aperta sono nel periodo estivo e generalmente nel weekend l’osteria richiama anche 2mila persone al giorno e la cosa più incredibile è che arrivano da ogni parte del mondo, per visitarla. Nella nostra provincia non c’è persona che almeno una volta non abbia fatto visita a questo luogo magico ma come è cominciato tutto? Ce lo racconta il patron dell’osteria Ai Pioppi, Bruno Ferrin, classe 1937, che a dispetto dell’energia e dell’aspetto ha quindi 82 anni, evidentemente fare un lavoro appagante è quanto mai salutare: “Lavoravo come rappresentante di lieviti e farine, un mestiere che mi piaceva anche se mi dovevo alzare alle 4 perché far visita ai panettieri durante il loro orario di lavoro. Avendo il pomeriggio quasi sempre libero, visto che dopopranzo i fornai solitamente riposano, ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea trovarmi un secondo lavoro. Allora eravamo giovani, mia moglie era casalinga e si occupava delle nostre figlie Roberta a Franca che erano ancora piccole, così quando le proposi di aprire un osteria sul Montello, una sorta di frasca, mi disse di sì”. Un’idea quindi modesta, dettata dal desiderio di dare maggior benessere alla famiglia ma cos’è successo dopo? “È proprio vero che nella vita le cose succedono senza che si possa nemmeno immaginarle e così è stato per la nostra osteria. Siamo partiti con un’attività semplice, senza pretese, e dopo tre anni avevamo già di che comprare il terreno dove avevamo aperto l’attività. Eravamo felicissimi e ci sembrava di aver già ottenuto tanto ma molto doveva ancora succedere. L’osteria era graziosa, i clienti non mancavano ma mi resi conto che i bambini non avevano di che divertirsi per passare il tempo: quando eravamo a lavoro le nostre figlie venivano con noi e così pensai che qualche altalena avrebbe fatto piacere sia a loro che ai figli dei clienti. Chi avrebbe mai immaginato cosa sarebbe scaturito da quest’idea! Decisi di fare le altalene da solo, per risparmiare, trovai del ferro di riciclo, solido e adatto ma mi mancava il gancio dove appendere le catene dell’altalene e così andai da un fabbro. Quando gli dissi cosa mi serviva mi rispose che non aveva tempo per un lavoretto come questo ma se volevo, mi avrebbe lasciato usare la saldatrice per farmeli da solo. In un primo momento sono rimasto un po’ spiazzato ma poi mi sono detto “perché no?”. Per la prima volta in vita mai presi in mano una saldatrice e ci lavorai con impegno per diverse ore: a gancio ultimato mi sembrava di aver fatto un capolavoro e la cosa ora mi fa ridere perché oggi lo considererei il gancio più brutto che si possa immaginare. Tanto ero stato a saldare, tra l’altro per inesperienza senza nemmeno usare gli occhiali protettivi, che rincasai con gli occhi che sembravano due fanali: passai una notte insonne dal bruciore e non nego che mia moglie si preoccupò non poco, per le mie condizioni. Dopo qualche giorno, però tutto era passato ma soprattutto potevo usare i ganci per altalene, che avevo realizzato personalmente”. Un’esperienza illuminante che indusse Bruno ad allargare i suoi orizzonti pensando a nuove attrazioni per l’osteria, come ci spiega: “Con il tempo mi resi conto che quella strane esperienza mi aveva aperto un mondo nuovo. Volli imparare sempre di più e questa cosa di lavorare con il ferro costruendo, talvolta anche con materiali di recupero, dei giochi che in breve tempo diventava la gioia dei bambini era estremamente entusiasmante. Da allora non ho più smesso. Mi piace progettare, cercare i pezzi giusti per la costruzione, e il lavoro di realizzazione: insomma tutto per me è un divertimento e la cosa più incredibile è che Francesco, uno dei miei nipoti è proprio come me. Anche se è giovane, trascorriamo ore insieme a lavorare ai nostri progetti e francamente mi scalda il cuore sapere che quando io non ci sarà più Francesco continuerà a portare avanti questa attività, con la stessa passione ed entusiasmo che avevamo io e mia moglie quando abbiamo iniziato 50 anni fa”. Ma come è diventata celebre in tutto il mondo l’osteria Ai Pioppi? “Siamo in ascesa continua da 50 anni grazie al passaparola ma 5 anni fa è successo un fatto inaspettato che ci ha dato un clamore mondiale. Un ragazzo brasiliano che era in Italia per frequentare “Fabbrica” di Benetton è venuto da noi con alcuni amici ed è rimasto colpito da questo posto. Ritornato ai suoi studi ne ha parlato con un professore ed ha deciso di realizzare un video, una specie di piccolo documentario della durata di 11 minuti. Noi abbiamo accetto con gioia, erano tutti ragazzi simpatici: sono arrivati e solo il regista, un olandese, parlava un po’ d’italiano ma ci siamo capiti ugualmente ed è stata un’esperienza piacevole per tutti. Noi pensavamo che la cosa finisse li ma il video è stato mandato online sul sito del quotidiano britannico The Guardian e da lì è stato poi diffuso anche negli Stati Uniti. Insomma, in un baleno ci conoscevano tutti. Da allora non passa mese che qualcuno non ci chieda interviste o di poter fare delle riprese. Una troupe è arrivata anche dal Giappone, 10 persone che per 4 giorni hanno lavorato instancabilmente ed io ho dovuto anche recitare con un’attrice giapponese: naturalmente poi mi hanno doppiato ma è stato davvero bello. La nostra notorietà è tale che un nostro cliente mi ha raccontato di essere stato al consolato italiano di Rio de Janeiro in Brasile dove ha notato il poster dell’osteria “Ai Pioppi” appeso alla parete e quando ha detto che ci conosceva lo hanno trattato con tutti i riguardi come se fossimo delle celebrità, incredibile!”. Inevitabile non chiedere a Bruno se tutto questo successo non lo faccia giustamente sentire importante: “Io sono senza meriti, in questi anni mia moglie ed io, prima e poi anche le figlie e i nipoti abbiamo fatto il nostro lavoro con passione ma in modo spontaneo senza aspirare a chissà cosa. L’unica cosa che mi sento di dire è che possiamo solo dirci contenti e soddisfatti anche perché qui diamo lavoro a 40 persone, che oramai sono parte della nostra famiglia. Ora si chiude una parentesi di 50 anni ma sono sereno perché lascio quest’attività in buone mani a mio nipote Francesco. L’unica cosa che posso dire ancora è che questo è un posto per lasciare il telefonino a casa, divertirsi, mangiare bene e stare in mezzo alla natura: venite e trovarci, qui tutti sono i benvenuti”.

Tutto quello che c’è da sapere se volete visitare l’osteria Ai Pioppi

C’è ancora tanto da dire di questo luogo dove tutti tornano un po’ bambini. Innanzitutto, i giochi sono sicuri, come ci spiega Francesco, il nipote di Bruno: “Siamo seguiti da un’azienda che controlla e redige i manuali di conformità delle attrazioni e da un ingegnere che certifica le stesse. Sbucciature, contusioni sono sicuramente capitate ma mai nulla di grave”. I 40 giochi sono molto diversi tra loro e divisi per fascia d’età, per la gioia di piccolissimi e adulti, eccone alcuni: giroscopio, giostrina girevole, altalene, bascula, liane, pedana, arco pedonale, diversi scivoli, pugno, giostrina girevole, rulli, Tarzan che gira, rulliera in bolla, ballerina, girello per bambini, monopattino, ruota che gira, uomo vitruviano, giro della morte, campane, serpente, gobba, dondolo, teleferica, bob, pendolo e mitraglia. Il parco Ai Pioppi è aperto sono nella bella stagione tutti i sabati e la domeniche fino ad ottobre ma ad agosto è aperto tutti i giorni dalle ore 10,30 finché c’è luce mentre la cucina è aperta dalle 12, con orario continuato fino a sera, ma va detto che gli orari possono subire variazioni in base all’affluenza e al meteo. L’ingresso al parco giochi è gratuito, ma disponibile solo per i clienti dell’osteria però non è indispensabile pranzare o cenare, si può anche consumare un bibita, per poter accedere alle attrazioni. L’Osteria ha molti tavoli all’aperto, sotto agli alberi, dove poter mangiare in tutta tranquillità e all’aria aperta e tutti i piatti sono preparati con cura e attenzione, utilizzare materie prime di qualità e del territorio. Cibo semplice, buono, a prezzi modici, da consumare in mezzo al verde, inoltre, è previsto anche l’asporto e la prenotazione. La struttura è attrezzata per gli ospiti con limitazioni motorie ma poiché Ai Pioppi nulla è lascito al caso vi sono anche alimenti senza glutine e piatti vegetariani o vegani. Tutti coloro che amano gli animali sappiano che possono portare il loro cane ma al guinzaglio, inoltre, ci sono ampi parcheggi con spazi appositi per camper e moto. Visitando il nuovo sito internet, www.aipioppi.com e accedendo alla sezione domande si potrà trovare risposte a qualsiasi quesito e per chi ama i social c’è la pagina dei fans dell’osteria Ai Pioppi.

 

 

pubblicato nel maggio 2019 da IL QUINDICINALE